Le primat de Pologne cardinal Hlond au cardinal Maglione.

Lourdes, 2 aoùt 1941.
(A.E.S. 6658/41, orig.)

Des personnes hostiles a l'Eglise poussent le peuple polonais a la defiance envers le Pape. Le cardinal Hlond imploro un message du Pape aux polonais.

Permetta, Eminenza, che io sottoponga alla Sua benevola attenzione una causa, che da qualche tempo mi riempie di dolore e di apprensioni per l'avvenire. Dopo averla lungamente raccomandata all'Immacolata Regina del mondo la espongo semplicemente, non sollecitato da alcuno, avendo per movente e fine il bene della Chiesa e la Fede della nazione.

Comincio col sottoporre all'Eminenza Vostra la traduzione dell'ultimo tratto di una di quelle relazioni secretissime, che mese per mese vengono inviate al Governo polacco di Londra da un suo delegato il quale nella Polonia occupata dai Tedeschi osserva i fatti, gli atteggiamenti e le reazioni e ne riferisce a mezzo di regolari rapporti, trovati sempre esatti. Ora la sua relazione del febbraio passato giuntami da Londra solamente nel mese di giugno, finisce colle osservazioni sui sentimenti religiosi della popolazione, che nell'allegata traduzione riporto non senza grave esitazione, temendo di causare troppo dolore al Santo Padre e all'Eminenza Vostra.

Mi permetto poi d'informare l'Eminenza Vostra che anche da fonti, specie ecclesiastiche, ricevo analoghe notizie allarmanti, che cioè gli occupanti e certi elementi ostili alla Chiesa seminano perfidamente nei cuori afflitti da tanti mali la sfiducia verso la Santa Sede, rappresentandola come affiliata alla politica dell'Asse. Fra gli altri m'informava il principe Janusz Radziwi³³, che a causa di queste mene l'attaccamento della popolazione alla Sede Apostolica è esposto a pericolosa prova e che, se non vi si rimedia, ne risulterà nella Polonia rinata una situazione difficilissima per la Chiesa. Altri degnissimi cattolici mi notificano similmente che in Polonia la fede nel prossimo ricupero della libertà rimane incrollabile, che il cattolicesimo, divenuto il rifugio spirituale delle anime, guadagna molto, che la fiducia e la venerazione per i Vescovi e sacerdoti aumentano, ma che nello stesso tempo è disgraziatamente in diminuzione l'affetto al Papa ed alla Santa Sede. Con raccapriccio dovetti constatare, che da qualche tempo un fenomeno analogo si osserva anche nei centri dei profughi in Ungheria, qui in Francia ed anche in Inghilterra; si sa delle imponenti spese di beneficenza pontificia in favore dei Polacchi e la massa ne è molto riconoscente, ma una subdola propaganda sparge con insistenza la voce, che sotto quelle offerte si cela l'abbandono della causa polacca nel campo politico e l'assenso alla schiavitù della nazione nella futura Europa hitleriana. Temo anzi, che in seguito alla conclusione del recentissimo patto polacco-russo si lancerà l'affermazione, che mentre i bolscevichi restituiscono la Polonia, il Papa continua ad aderire alla politica oppressiva di Hitler e Mussolini.

È evidente, che si tratta di una perfida lotta contro la Chiesa e contro il Papato. Dinanzi al gagliardo risveglio della fede tra i Polacchi durante la disgrazia nazionale, si vuoi colpire questa fede indirettamente coll'avvelenare le relazioni tra la Santa Sede e la Polonia e col separare il popolo polacco dal Papa, per poi avanzare la tentazione di una chiesa nazionale. Provocando malintesi, che profondamente turbino l'anima già strapiena di dolori e rancori si cerca di provocare una tensione religiosa allo scopo d'infrangere l'adesione totale della nuova Polonia al cattolicismo ed alla Cattedra di San Pietro. Il piano è satanico ed il pericolo è grave.

Mi consta che sia in Polonia, sia tra i profughi il clero fa di tutto per combattere questa nefasta propaganda e le sue conseguenze. Io stesso dirigo di qui la campagna propontificia e suggerisco a destra e a sinistra i materiali e gli argomenti a proposito. Occorre far trionfare la verità, rendendola palese e chiara; il silenzio e l'equivoco avrebbero effetti fatali. Ed in questo ordine d'idee mi viene il pensiero, se ora, che la questione polacca è riapparsa nei trattati internazionali e la Polonia è, sia pur teoreticamente per ora, restituita da uno dei suoi occupanti, non sia forse giunto il momento anche di una esplicita parola di Sua Santità alla Polonia, parola atta a stroncare le mene dei cattivi e a dissipare autoritativamente e definitivamente le spaventose accuse contro la Santa Sede. Malgrado le profonde differenze di cui mi rendo ragione, la situazione comincia a divenire simile a quella della primavera 1918, quando Papa Benedetto XV di s.m. non dubitò di chiamare la Polonia per nome e d'inviarle uno storico saluto alla vigilia della libertà1. Nelle circostanze odierne un messaggio del Sommo Pontefice opererebbe un immenso bene di fede in quelle anime profondamente cattoliche, ma sinistramente turbate. Il loro secolare attaccamento al Papa ed alla Santa Sede ne verrebbe integralmente corroborato e quei buoni fedeli si libererebbero con intima soddisfazione dall'incubo della diabolica suggestione di essere negletti e traditi. Ne c'è da temere, che la parola pontificia non giunga a conoscenza della nazione; se occorresse, m.'incaricherei anch'io di darle la debita pubblicità.

Non è senza grave pena, che stesi questi pensieri, sembrandomi quasi di fare un torto alla Sede Apostolica e temendo di arrecare nuovi dolori al Santo Padre ed all'Eminenza Vostra. Voglia prenderli in benigna considerazione, Eminenza, anzi abbia la bontà di umiliarli anche a nome mio a Sua Santità, a cui protesto i miei figliali e riconoscenti omaggi. Le paterne parole del Santo Padre per la Polonia, inserite nella prima Enciclica e nell'allocuzione del 24 dicembre 1939, furono per la nazione supremo conforto, perché circolando nascostamente in tutto il paese, sostennero lungamente gli animi e la Fede tra le durissime prove dell'esterminazione e della schiavitù. Sono sicuro, che un nuovo messaggio pontificio alla nazione, la quale ha il triste primato della sofferenza, messaggio che ne affermi anche i diritti e ne conforti sia la Fede che le legittime speranze, aumenterebbe mirabilmente il prestigio del tribolato Pontificato non solo presso i Polacchi, ma in tutto il mondo. Per parte mia ne formulo umilissimo voto.

Notes de Mgr Tardini:

22-8-41. Ex audientia SS.mi: S. E. Mons. Valeri rettifichi a voce con l'Em.mo (Mons. Valeri verrà da me tra qualche giorno).

28-8-41. Viene S. E. Mons. Valeri - appena uscito dagli esercizi spirituali. Gli consegno una copia di questi documenti. Legge tutto e tutto restituisce, assicurando che ha ben presente ogni cosa. Gli dico di parlare al card. Hlond: a) smentendo le false notizie; b) ricordando che il Santo Padre ha parlato anche recentemente (Pasqua2, S. Pietro3) c) assicurando che il S. Padre fa del tutto per aiutare i Polacchi; d) facendo notare che Sua Santità si riserva di giudicare, se, quando, e come gli convenga ancora parlare (L'odierno accordo dei Polacchi con i Russi aumenta la difficoltà di parlare - da parte di Sua Santità).

annexe: relazione segreta del delegato governo in polonia

in data 15 febbraio 1941.

«In fine riguardo alla Chiesa Cattolica ho il dovere di significare al Governo, che purtroppo sia nei circoli intellettuali sia nella massa del popolo si diffonde sempre più la persuasione, che il Papa rappresenta più la Chiesa del popolo italiano che quella universale. È vero che segretamente circolano l'Enciclica di Papa Pio XII del 20 ottobre 1939 ed il suo discorso ai Cardinali del 24 dicembre 1939, dove trovansi menzioni affettuose della Polonia; ma d'altronde fanno più impressione i fatti più recenti, propagati con insistenza dagli occupanti e cioè, che il Papa dopo l'entrata dell'Italia in guerra nel 1940 abbia detto di essere anzitutto Italiano e solamente in seconda linea Papa; che il Papa abbia ordinato ai vescovi italiani di far pregare per la vittoria dell'Italia e quindi anche della Germania; che il Papa abbia cercato di far conchiudere la pace nel momento più sfavorevole alla Polonia ecc. Si sente i cittadini polacchi a lamentarsi, che il Papa non protesta contro i delitti, con cui i Tedeschi fanno morire 3000 sacerdoti polacchi nei campi di concentramento; che il Papa non abbia alzato la voce per condannare la fucilazione di centinaia di preti e apostoli laici, tra cui Camerieri Pontifici, esterminati senza ombra di colpa; che la Santa Sede abbia abolito la diocesi di Pelplin, che non impedisca la chiusura e la profanazione di migliala di chiese, la distruzione dei cimiteri, l'infrazione di monumenti sacri, di croci e simili. Non trovando i sentimenti cattolici del popolo sufficiente protezione da parte della Santa Sede, purtroppo comincia a farsi strada l'opinione destramente seminata dagli occupanti, che anche a guerra finita si dovrà fare a meno della Santa Sede e che sarà bene stabilire una Chiesa cattolica coll'episcopato attuale e con capo proprio, indipendentemente dal Papa italiano».

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1 Le Cardinal semble rappeler la lettre adressée le 25 avril 1918 par BenoitXV au cardinal Alexandre Kakowski et aux évéques de Pologne, en leur envoyant comme visitateur apostolique Mgr Achille Ratti (A.A.S. 10 (1918) pp. 227-228).

2 Dans le Radiomessage de Pàques (13 avril 1941) tout un paragraphe était dédié aux devoirs des puissances occupantes (qui n'étaient alors que l'Allemagne et l'Italie) avec des expressions très fermes et graves. [Discorsi e Radiomessaggi vol. 3, pp. 39-45, surtout p. 42).

3 Radiomessage au monde, 29 juin 1941: «Considérations sur la Divine Providence dans les évènements humains». Discorsi e Radiomessaggi, vol. 3, pp. 131-138.


Druk: Actes et documentes du Saint Siège relatifs à la seconde guerre mondiale.
Vol. 3*. Le Saint Siège et la situation religieuse en Pologne
et dans les Pays Baltes 1939-1945,
Città del Vaticano 1967, s. 418-422.

odsłon: 3945 aktualizowano: 2012-03-09 17:31 Do góry